Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
San Paolo, Lettera ai Romani 8,35.37-39

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Cari amici,
desideriamo raggiungervi con questo nostro abituale strumento, un appuntamento al quale non abbiamo voluto mancare, pur dentro una situazione che ci vede distanti fisicamente. Vi chiediamo anzi il favore di trasmettere, nei modi a voi possibili, questa nostra lettera anche a quanti conoscete e ci frequentano abitualmente, che non riusciamo a raggiungere direttamente.
Alcuni di noi infatti mantengono, in modi diversi, gli ordinari contatti con le persone seguite per la direzione spirituale, oppure con gli appartenenti ai gruppi della Gioventù Francescana, dell’Ordine Francescano Secolare,  della Milizia dell’Immacolata e con i volontari, ma in questi giorni tutti sentiamo anche la mancanza di tante persone di cui conosciamo solo i volti, la cui presenza in basilica era abituale e ci trasmetteva un senso di amicizia e di affetto.
Anche la nostra vita è cambiata molto in questa pandemia, come è accaduto per tutti: abbiamo dovuto fare i conti con tante limitazioni, con il venir meno di diversi impegni già presi a livello personale e di iniziative che avevamo programmato come comunità religiosa. In una situazione di clausura involontaria abbiamo rimodulato i nostri tempi di preghiera, dando maggiore spazio alla dimensione comunitaria (concelebriamo ogni giorno), all’ascolto e alla formazione reciproca (quotidianamente un frate propone la propria riflessione sulle letture), all’orazione personale di intercessione, nella consapevolezza che ogni invocazione respira di una dilatazione universale. Stiamo dando anche maggior tempo alla cura degli ambienti e ai servizi comunitari. In tutto questo sentiamo di condividere la situazione e l’esperienza di tutti.
Come ama ripetere il Cardinal Zuppi, siamo connessi non virtualmente ma spiritualmente con tutti voi e, in modo diverso, con quanti nel mondo sperimentano il dramma della pandemia, con l’intenzione di piangere con chi piange, soffrire con chi soffre, invocare anche con coloro che non riescono a invocare, con l’intenzione di essere «lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (San Paolo ai Romani 12,12).

Cari amici, è una Pasqua difficile questa.
Difficile perché è faticoso individuare e pronunciare parole di speranza che non siano un semplice «coraggio, andrà tutto bene» che rischia di essere, o almeno di apparire, solo consolatorio e forse ingannevole.
Difficile perché è arduo sostenere chi è nel dubbio, aiutare chi è convinto delle proprie ragioni a vedere le vicende di questi giorni anche sotto altri punti di vista, far comprendere che le scelte attuate delle autorità servono a preservare il bene di tutti…
Difficile perché chiede uno sforzo in più per cercare segni di risurrezione mentre vengono elencati i dati del contagio, mentre si prospetta una pesante recessione, mentre sale il numero delle vittime, spesso decedute senza compagnia e senza il conforto dei sacramenti della fede.

Non riusciamo ancora ad immaginare quando e come potremo effettuare questo desiderato passaggio del Mar Rosso, ad entrare per la porta stretta di questa Pasqua difficile, a intonare con pienezza di coinvolgimento il canto dell’Alleluia pasquale.
Desideriamo però per noi, per voi, per tutti una vita non da sopravvissuti ma da risorti! Desideriamo cioè che la vita nuova non sia la semplice prosecuzione dell’esistenza di prima, ma che sia vita veramente rinnovata.
In questa vita nuova ci accompagnano le preziose parole pronunciate da papa Francesco, in una piazza San Pietro deserta, nella drammatica suggestione di una sera piovosa, con il sottofondo delle campane e delle sirene delle ambulanze: è questo «il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri».

Il Signore ha vinto la morte e la sua risurrezione è promessa e premessa di vita per tutti.
Solo la potenza dell’Amore di Dio possiede la forza per scardinare tutto il male, la tenebra, il dolore. Solo alla luce di questo suo Amore e nella logica di una vita, la nostra vita, donata per amore, possiamo comprendere questa verità misteriosa, inaudita e sconvolgente e trasformare questo tempo difficile in un’occasione di grazia. Del resto «noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio» (Rm 8,28), come dice san Paolo, nella certezza di fede che nulla potrà mai separaci dal suo amore (cf Rm 8,39).

Nel desiderio di vederci presto di persona chiediamo al Signore la sua benedizione.
Il Signore sia sempre con voi e vi doni la sua pace! Buona Pasqua!

i frati di san Francesco

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